IL BOSCAIOLO TENACE

C’era una volta un boscaiolo che si presentò a lavorare in una segheria.

Il salario era buono e le condizioni di lavoro ancora migliori, per cui il boscaiolo volle fare bella figura. Il primo giorno si presentò al caporeparto, il quale gli diede un’ascia e gli assegnò una zona del bosco. L’uomo, pieno di entusiasmo, andò nel bosco a fare legna. In una giornata abbattè diciotto alberi. “Complimenti” gli disse il caporeparto. “Va’ avanti così”. Incitato da quelle parole, il boscaiolo decise di migliorare il proprio rendimento il giorno dopo. Così quella sera andò a letto presto.

La mattina dopo si alzò prima degli altri e andò nel bosco. Nonostante l’impegno,

non riuscì ad abbattere più di quindici alberi. “Devo essere stanco”pensò. E decise

di andare a dormire al tramonto. All’alba si alzò deciso a battere il record dei diciotto alberi. Invece quel giorno non riuscì ad abbatterne neppure la metà. Il giorno dopo furono sette, poi cinque, e l’ultimo giorno passò il pomeriggio tentando di abbattere

il suo secondo albero. Preoccupato per quello che avrebbe pensato il caporeparto,

il boscaiolo andò a raccontargli quello che gli era successo, e giurava e spergiurava che si stava sforzando ai limiti dello sfinimento. Il caporeparto gli chiese: “Quando è stata l’ultima volta che hai affilato la tua ascia?”. “Affilarla? Non ho avuto tempo

di affilarla: ero troppo occupato ad abbattere alberi”.

 

tratto da: J. Bucay, Lascia che ti racconti

Quello che è accaduto al boscaiolo capita più spesso di quanto non si creda,

e soprattutto ai ragazzi che hanno tanta “forza di volontà”, cioè proprio quella qualità che viene considerata da molti la componente principale della buona riuscita scolastica. La determinazione è un ottimo ingrediente per perseguire

i propri obiettivi, ma solo se accompagnato da “un’ascia ben affilata”, cioè da strumenti adeguati.

 

Molti ragazzi, ad esempio, sfruttano pochissimo il tempo di lavoro in classe, ottenendo così tre risultati negativi in un sol colpo:

 

1. si annoiano mortalmente per cinque o sei ore ogni mattina; il tempo non passa mai se non ci si lascia coinvolgere;

 

2. sono costretti a lavorare da soli a casa, perdendo più tempo di quanto sarebbe necessario e impostando meno bene il lavoro;

 

3. perdono la grande opportunità di creare un vero gruppo-classe, cioè una rete

di rapporti che può davvero fare molto, e non solo dal punto di vista dello studio.

Il sostegno che ci si può dare tra coetanei, il modo in cui è possibile aiutarsi nelle difficoltà, la vivacità del clima di lavoro, possono rendere l’esperienza scolastica completamente diversa. E anche gli insegnanti più “arcigni” ritrovano il piacere

di insegnare in classi di questo tipo, producendo così un beneficio per tutti.

 

Altri studenti, per sfiducia verso sé stessi, studiano meccanicamente e si “lasciano dominare” dal percorso di studi, senza chiedersi mai “dove stanno andando”

con  il programma delle materie. Quanti sono i ragazzi che guardano l’indice

del libro di testo appena comprato? Eppure quella può essere una mappa del loro navigatore: da dove si parte, dove si arriverà.

 

Altri ancora lavorano senza nessuna programmazione, incagliandosi spesso

tra gli scogli di scadenze non rispettate e verifiche andate male.

 

Se un cantante lirico lavora su un’agenda di dieci anni, e un cantante pop almeno

su un’agenda di tre, perché un ragazzo non dovrebbe essere in grado di imparare

a lavorare sull’agenda di un mese?

 

In questa sezione si parlerà delle asce da affilare per raggiungere il proprio obiettivo di studio.

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